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Un Centro internazionale di ricerca teorica e sperimentale.

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1 Anno 2 Settimane fa - 1 Anno 2 Settimane fa #13 da Alfonso
Buongiorno,
l’idea di un Centro Internazionale di Ricerca Teorica e Sperimentale, che recuperi a nuova vita un’area della città che per quasi mezzo secolo ha fornito contributi scientifici molto rilevanti alla fisica Nucleare e Teorica, rappresenta una sfida molto complessa ma anche una grande avventura.
Concordo sul fatto che quando si vuole creare qualcosa di nuovo, di innovativo e per certi versi visionario, si rischia di pestare molti piedi soprattutto tra quei soggetti che rivestono ruoli istituzionali e che possono percepire il Centro come un soggetto concorrenziale.
Esiste inoltre uno scetticismo ben strutturato in tutte le organizzazioni che fa percepire il nuovo sempre come un rischio e guardare verso chi lo propone con diffidenza se non proprio con invidia. Per vincere questo tipo di diffidenza mi permetto di suggerire un approccio gestionale di un noto manager che sta proponendo un modo nuovo di gestire i rapporti in azienda ma che in realtà trova applicazione ovunque si voglia far nascere un soggetto nuovo. “…Nel nuovo modello i leader sanno dare voce agli altri, fare “vuoto al centro” ovvero creare e alimentare un ambiente lavorativo nel quale le persone riescano a trovare un proprio spazio sicuro dove esprimere il loro genio al meglio, in base alle loro attitudini personali. Un leader che non si mette in discussione, accogliendo le proprie fragilità e i propri errori, non sarà in grado di essere d’esempio per gli altri e perderà di credibilità….”
L’obbiettivo che ci siamo posti porta con sé la necessità di creare una rete di contatti in cui tutti i soggetti che si occupano a vario titolo della Fisica a Napoli possano valorizzare le proprie competenze e specificità. Sappiamo che il rischio maggiore è quello di essere percepiti come possibili concorrenti e proprio per questo dobbiamo proporci come uno tra soggetti cooperanti nell’ottica di uno sviluppo comune e crescita collettiva di competenze trasversali.
Condivido di puntare sullo strumento della formazione continua che è uno strumento potente, spesso visto solo nell’ottica di obbligo burocratico ma che invece deve essere l’obbiettivo a cui ispirarsi per trovare sempre nuovi stimoli di evoluzione e ricerca.
Il Centro dovrebbe essere un contenitore dove tutti possono trovare ospitalità. Tutti fra enti, associazioni, istituti e professionisti possono collaborare liberamente mettendo a fattor comune le proprie esperienze e professionalità attraverso lo scambio culturale e di competenze.
Il padiglione 19 potrebbe essere dedicato alle aule studio e alle aule per i corsi di “formazione continua” dove tutti i soggetti cooperanti possano esprimere al meglio le loro competenze mettendole a disposizione degli altri cosicchè la formazione continua sia crescita collettiva e non una semplice azione didattica. Sarà necessaria una foresteria (si potrebbe pensare al padiglione 16 o al 20) dove i vari ospiti internazionali e non possano essere ospitati o dove eventualmente possano alloggiare coloro che partecipano alle attività di formazione.
Ci sarà bisogno di spazi adatti ad organizzare dibattiti, convegni, conferenze, seminari. I padiglioni come l’aula di Rodi o Chiesa di Santa Maria Francesca Saverio Cabrini (ex Padiglione della Civiltà cristiana in Africa) possono diventare un luogo dove, per dirlo in gergo della mostra, si possano svolgere “eventi” di carattere scientifico o dove le varie associazioni possano ospitare i loro congressi annuali.
Dimenticavo, il nome del Centro non potrà che essere “IL CERVO DI RODI”.
Ultima Modifica 1 Anno 2 Settimane fa da Alfonso.

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11 Mesi 4 Settimane fa #25 da Gianfryalfa
Sono d'accordo con te, d'altronde abbiamo gli stessi intenti, come sempre sottolineato nelle nostre riunioni, l'associazione si pone non al di sopra di una realtá che di per se studia e ricerca con capacitá e profitto attraverso il mondo accademico, ma si vuole porre come elemento facilitatore e catalizzatore di una realtá nuova che crei sinergia con le varie realtá della ricerca in sinergia con il dip di fisica e gli altri enti di ricerca. Ovviamente tutto il progetto e la sua realizzazione ha due aspetti: 1) aspetto a lungo termine, realizzazione della ristrutturazione dei manufatti della Mostra che furono testimoni della storia degli studi fisici a Napoli e che nella piú rosea previsione hanno un limite temporale dai tre ai cinque anni;
2) La realizzazione delle basi fondamentali di una associazione che possa crescere con l'aiuto di tutti attraverso un percorso che definisca e consolidi la nostra autorevolezza senza protagonismi o primi attori ma tutti uniti per lo stesso scopo.
Nell'augurarci buon lavoro ti saluto Gianfranco

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